Unirsi per unire il paese

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municipioC_2316Il rapporto tra i Foscarini, l’aristocratica famiglia veneziana, e Pontelongo si protrae per più di tre secoli, plasma la fisionomia della riva sinistra del Bacchiglione, lascia in eredità la villa Foscarini-Erizzo, oggi sede municipale e da tempo oggetto di un restauro radicale (cfr. A. Nante, Villa Foscarini Erizzo a Pontelongo, editrice “La Galiverna”, 1999). Insieme al ponte, la villa costituisce il “logo” ideale del paese.

 La villa, fatta costruire intorno al 1570 da Nicolò Foscarini da San Stae, fungeva contemporaneamente da luogo di villeggiatura, da azienda agricola e sede di promozione di attività “industriali”, ad esempio una fabbrica per la lavorazione del corallo, allora pescato in Dalmazia, promossa dal doge Marco Foscarini. Dal punto di vista strutturale e architettonico, l’edificio ripropone in pianta lo schema della casa veneziana (un salone centrale con le stanze laterali); si componeva di un edificio dominicale, di due barchesse laterali e, nella parte posteriore, di un brolo e di un piccolo giardino. Con gli anni, il giardino venne ampliato fino alla Schilla. Nella villa pontelongana il grande doge Marco Foscarini morì nel 1763. E qui soggiornò, lavorò e organizzò manifestazioni e rappresentazioni Gaspare Gozzi, scrittore, poeta e segretario del doge Marco.

 Quando, agli inizi del 1800, gli eredi dei Foscarini decidono di vendere la villa ad Andrea Erizzo, importante uomo politico veneziano ambasciatore alla Corte di San Pietroburgo e Provveditore generale straordinario con vigilanza sul Polesine, il Padovano, il Vicentino e il Bassanese, la villa Foscarini comprendeva una serie di beni: il corpo dominicale con le due barchesse, l’oratorio, la scuderia, le rimesse con fienili e granai, altre adiacenze ad uso del giardiniere, il giardino con le cedraie, il bosco, la peschiera, la montagnola, e beni costituiti dalle numerose case con botteghe lungo la strada che costeggia il fiume. Sono botteghe occupate da artigiani locali: il fabbro, il calzolaio, il cappellaio, rivendite di generi alimentari, alcuni caffè.

 Nel 1809 Andrea Erizzo, ritiratosi cinquantenne a vita privata dopo una notevole carriera politica al servizio della Serenissima, acquistata la villa dagli eredi dei Foscarini, mise mano ad opere di trasformazione nell’assetto architettonico e negli annessi. Si procedette, anzitutto, ad un rifacimento in stile neoclassico, mantenendo le semicolonne ioniche ma interponendo un piano attico tra la trabeazione e il timpano; e furono decorate con stucchi le sale del piano nobile, con pitture murali le stanze del primo piano e le pareti esterne dell’edificio. Se le decorazioni esterne sono ormai illeggibili, si possono tuttavia ammirare quelle interne, in particolare quella del soffitto del salone e quelle della “stanza di Apollo”.

 Nel breve arco di qualche decennio, la villa passò prima nella mani dei fratelli Serravalle e poi, nel 1876, fu acquistata dal Comune che la destinò a municipio. I ripetuti passaggi di mano, con relativi frazionamenti e negligenze nella manutenzione degli stabili, hanno causato la perdita delle pitture esterne, dell’oratorio adiacente, del grandioso giardino settecentesco le cui statue furono trasferite all’entrata del Foro Boario, dove ancora si trovano: sui cancelli a fianco dell’attuale cinema Italia. Le due barchesse sono, oggi, adibite ad altro uso, l’una a edificio per la scuola media e l’altra per servizi pubblici (ufficio postale, ambulatorio medico, biblioteca). E da qualche anno, la villa è stata sottoposta ad una radicale opera di risanamento e di recupero.

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